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Nel 1986…AUTONOMIA, DIVERSITÀ, CONOSCENZA DI SÉ

21 Lug 2017 - Valori

Nel 1986…AUTONOMIA, DIVERSITÀ, CONOSCENZA DI SÉ

Nato nell’86, mi chiamavano Mister Magoo. Si, proprio così. Mi chiamavano Mister Magoo. È un cartone animato degli anni ’80, il cui aspetto fisico lascia desiderare. Ti mostro una foto affinché sia tu stesso a giudicare. Cerca le differenze :-D.

Si diceva che non somigliassi a nessuno della mia famiglia: “forse il naso è del nonno e forse anche gli occhi” – cercava di consolarmi la cara nonna Selma. Gli altri (soprattutto mamma, papà e zia) continuavano a sostenere il contrario. Fisicamente ero diverso. Da ragazzino, anche il mio carattere risultava diverso: alcuni tratti della personalità erano differenti dagli altri parenti del mio albero genealogico. Persino nonna Selma aveva spesso difficoltà a rintracciarli nell’antenato più remoto. Non ti nego che spesso ero sull’orlo di fare un esame del DNA. Un giorno, iniziai addirittura a pensare di essere stato adottato.

DIVERSITÀ COME VALORE

Credere nella diversità significa differenziarsi dagli altri ed emergere con la propria identità. Significa anche riconoscere la diversità dell’Altro: accoglierlo, valorizzarlo e farlo diventare un risorsa per se stesso e per gli Altri, me compreso.

Essere diverso, iniziava a pesarmi, soprattutto nel periodo in cui si ha il bisogno di sentirsi parte di un gruppo, di una famiglia. La zia e i miei genitori, ridevano e si divertivano a chiamarmi Magoo, senza comprendere il mio disagio e il mio disappunto. Nonostante ciò, per fortuna erano genitori fantastici, favolosi, inimitabili, con la M e la P maiuscole: una Mamma, empatica, accogliente, generosa, severa e rigorosa q.b. un Papà presente, coinvolgente, pacato, sorridente, innamorato della sua famiglia e della vita. Probabilmente è per questo che non ho subìto effetti traumatici delle loro derisioni; con il tempo, inoltre, ho capito che avrei dovuto fare di quella diversità un valore, un punto forte, un cavallo di battaglia. Iniziai a trasformare tali dicerie in uno stile di vita, in una missione, in un modus vivendi, forse inconsapevolmente o forse no ma qualcosa iniziava ad accadere.

INDIPENDENZA

Essere autonomi e indipendenti aiuta le persone a riflettere sulle proprie esperienze, ambizioni e sogni; ad aver fiducia in sé e negli altri per muovere i primi passi e raggiungere obiettivi di benessere.

Il mio stile di vita era anticonformista: andavo contro le mode del momento. La mia missione era differenziarmi dagli altri: più mi consideravano diverso e più ero felice. Vivevo ricercando ciò che era diverso, insolito e fuori dagli schemi. Ho iniziato ad acquisire indipendenza dagli altri e dai miei genitori per un solo motivo:

crearmi da solo il mondo che desideravo e raggiungere i miei sogni.

Esser diversi diventava un valore nella misura in cui mi aiutava a maturare e difendere le mie credenze e opinioni, a trovare un posto nel mondo, a emergere dalla massa e a esprimermi, senza alcuna vergogna. Ho desiderato e ottenuto l’orecchino a 11 anni, in un’epoca ricca di stereotipi e pregiudizi per chi aveva un orecchino. Se era di colore giallo oro, era il massimo della provocazione. Vestivo di rosso e di giallo mentre la moda degli anni ’90 era sul nero. Se gli altri amavano i Guns’ Roses, i Cure, gli Oasis e i Beatles, io seguivo Vasco Rossi, il ribelle, lo spericolato, il diverso, l’emarginato e il criticato. Un giorno, mi tinsi i capelli di giallo e poi di marrone legno-mogano, perché era il colore del tronco degli alberi. Un altro giorno mi feci un tatuaggio adesivo in fronte: così, non potevo non essere notato. Tra 15 amici, ero l’unico a suonare la chitarra.

Se gli altri amavano il calcio e sognavano di diventare calciatori, io amavo la musica e sognavo di salire su un palco a suonare davanti a 2000 persone.

Cosa accadde?

Differenziandomi dagli altri, attiravo inconsapevolmente la loro attenzione. Questo mi piaceva e nutriva il mio ego, senza il quale non avrei potuto dedicarmi agli altri. Allo stesso tempo, però, mi circondavo di persone che la pensavano come me e da allora ho sempre avuto poche relazioni profonde ma soddisfacenti, utili a coltivare le mie passioni e a realizzare i miei sogni.

Mi riconosci?

CONOSCERE, AMARE E COMUNICARE SE STESSI

Conoscersi aiuta a scoprire sia i propri punti forti per crescere e sia propri punti deboli per migliorarsi.

Per me, era importante conoscere e amare sé stessi, prima di coinvolgere gli altri. Maturare le mie opinioni e seguire solidi principi etico-morali, mi ha permesso di individuare e coltivare le passioni: prima in modo autonomo e indipendente e poi coinvolgendo gli altri. Sono partito da me per poi aprirmi agli altri.

Così sono riuscito a inseguire i miei sogni, a scegliere la mia strada per la formazione universitaria e a realizzare i miei desideri: ad esempio, suonare in una band davanti a 2000 persone.

Di questo ti racconterò prossimamente. Prima vorrei parlarti di Domenico e di come con la sua generosità ed empatia mi ha aiutato a essere consapevole di me e delle mie passioni. Se sei curioso, leggi il prossimo articolo qui.

Alessandro

 

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