Mi faccio tante domande e troppi pensieri: dubbi e rimuginii

7 Ott 2025 - Coaching, Psicologia, Valori

Mi faccio tante domande e troppi pensieri: dubbi e rimuginii

Ti è mai capitato di pensare troppo, rimuginare su domande a cui non riesci a dare una risposta definitiva?

Molte persone mi contattano perché si sentono stanche, confuse e spesso in ansia. Dopo mezz’ora di colloquio esclamano:

“Sono una persona che si fa mille paranoie e dubbi, sono in continuo overthinking: c’è una soluzione, dottore?”

È come essere in un labirinto di tante domande e risposte, troppi pensieri da cui si ha la sensazione di non venirne più fuori. In questo articolo illustrerò come si forma questo tipo di disturbo e come sia possibile trasformare il dubbio da disfunzionale a funzionale, uscendo definitivamente dalla sofferenza.


Il dubbio è segno di intelligenza o è una trappola mentale che genera sofferenza?

Dipende dall’uso che ne facciamo. Da sempre l’essere umano si pone domande, grazie alle quali si è protetto, si è evoluto, ha creato. Ma quando il dubbio diventa continuo e senza soluzione, può trasformarsi in una vera e propria forma di sofferenza mentale.

Come direbbe Giorgio Nardone:

“Il dubbio può essere il trampolino per la creatività.”

Ma se non ne facciamo un buon uso, ci incastra in una serie infinita di domande e risposte… e ancora domande, senza via di uscita.

Le tentate soluzioni che creano il problema

Il dubbio può evolvere in patologia attraverso una o più delle seguenti comportamenti.

1. Cercare risposte razionali a domande irrisolvibili

Soprattutto domande legate al futuro o al passato che iniziano con “E se…?. Il problema è che ogni risposta a una domanda ipotetica genera nuovi dubbi travestiti da certezze, in un loop infinito di domande e risposte.

Esempio: Enzo, 70 anni.

Ogni volta che accompagnava la moglie in ospedale si chiedeva:
“E se mi sento male mentre aspetto?”
Risposta: “Esco e vado via”
Domanda: “E se fuori non trovo l’uscita?”
Risposta: “Aspetto in auto”…
E così via, nel tentativo di tranquillizzarsi, immaginava ogni possibile scenario cercando una risposta ai sui dubbi, finendo per agitarsi ancora di più, fino a evitare del tutto certe situazioni, creando malessere reale.

2. Chiedere rassicurazioni agli altri

Questo è un altro errore frequente: gli altri non danno mai la risposta “giusta” e spesso ci rendono ancora più insicuri.

Esempio: Francesca, HR manager
Sapeva di dover cambiare lavoro, ma si chiedeva:
“E se va peggio? E se me ne pento?”
Chiedeva pareri ad amici… che, avendo avuto brutte esperienze, peggioravano i suoi dubbi. Francesca restava bloccata, frustrata, senza riuscire a cambiare.

3. Provare a “non pensarci”

Distrarsi o evitare i pensieri sembra utile, ma “pensare di non pensare è pensare due volte” – come già discusso in questo articolo su “pensieri negativi e intrusivi”.

Esempio: Giovanna, 30 anni
Dopo la fine di una relazione si chiedeva:
“E se ora resto sola per sempre?” “E se lui si fosse sbagliato e tornasse?”
Cercava di non pensarci, lavorando e andando in palestra ma tornava a casa e i pensieri la travolgevano: ansia, insonnia, panico, tristezza e pianti infiniti.

Le conseguenze del dubbio ossessivo

Chi cade in questa trappola mentale può vivere:

  • Mal di testa e tensioni muscolari
  • Ansia e agitazione persistente
  • Difficoltà a dormire e riposare
  • Isolamento sociale e chiusura in sé
  • Rimandare scelte importanti
  • Senso di confusione, tristezza, disconnessione dal presente

La persona si ritrova ad essersi auto-costruita un labirinto di domande senza via di uscita, in cui vive appieno molti sintomi che impattano nella sua quotidianità. Come direbbero gli epistemologi costruttivisti:

Costruiamo ciò che subiamo.

La via d’uscita: smettere di rispondere alle domande

La chiave non è trovare la risposta giusta, ma smettere di rispondere a domande scorrette..

Come hanno detto diversi filosofi:

“Il saggio non è colui che trova le risposte corrette ma chi si pone le giuste domande.”

Nel percorso basato sull’approccio della terapia breve strategica, non si cercano risposte o collegamenti con eventi traumatici passati o dinamiche famigliari ma si applicano strategie personalizzate per interrompere la sofferenza nel presente.

Per interrompere il circolo vizioso di questa patologia detta dubbio patologico, la più importante indicazione, spesso difficile da mettere in atto, è bloccare la risposta alle mille domande che la persona si pone. Il paziente ritrova serenità poiché impara a tollerare l’incertezza del futuro, a gestire la paura del domani e a ritrovare lucidità di pensiero, calma e fiducia in sé per tornare realizzare i propri obiettivi di vita.

Se anche tu ti senti intrappolato in un labirinto di domande e rimuginii,
contattami per un primo colloquio. Possiamo trovare insieme la via d’uscita.

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Bibliografia

  • Nardone, G. (2013). Cogito ergo soffro. Ponte alle Grazie.
  • Nardone, G., & Portelli, C. (2013). Ossessioni, compulsioni, manie. Ponte alle Grazie.
  • Nardone, G. (1998) Psicotrappole, 2013. Ponte alle Grazie

Dott. Alessandro Conforti Di Lorenzo Psicologo Breve-Strategico Padova, Ponte San Nicolo, Piove di Sacco, Caselle di Selvazzano, Vicenza, Arzignano Aiuto persone ad uscire da momenti di crisi, imparando a gestire ansie, paure, angosce, panico, ossessioni, pensieri negativi, tornando a viversi la vita, le relazioni, il lavoro. Leggi le recensioni cliccando qui. Prenota subito un colloquio via mail info@alessandro-conforti.it o via WhatsApp al +393283489136


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