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IDENTITÀ PROFESSIONALE: da confusione a idee chiare.”Chi sono e quale lavoro posso fare?”

21 Feb 2020 - Storie di Successo

IDENTITÀ PROFESSIONALE: da confusione a idee chiare.”Chi sono e quale lavoro posso fare?”

Difficilmente ci fermiamo a pensare come uscire da un periodo di confusione e insoddisfazione personale o lavorativa. Procediamo a testa bassa, senza guardare avanti mentre il tempo scorre. Così la nostra vita si svuota dell’energia e della concentrazione che ci serve per scegliere o capire cosa fare nella vita, quale lavoro? Come rimettersi in gioco?Ho intervistato Tamara, rivolgendo queste domande:

  • Cosa hai fatto per scegliere la tua professione?
  • Prima di arrivare a questa definizione cos’altro “avevi in testa”?
  • Perché hai aperto partita iva?
  • Come hai messo ordine alla confusione dentro di te?
  • Come hai fatto ad “aprire quei cassetti chiusi”?
  • Quali domande ti sei posta?
  • Cosa è successo quando sei riuscita a parlare di te agli altri?

Ciao, ho stabilito la mia identità, sono finalmente giunta alla conclusione che voglio essere una organizzatrice di eventi. Non eventi in generale ma eventi di promozione delle aziende che hanno bisogno di farsi pubblicità, promuovere se stessi o qualche prodotto attraverso lo strumento di marketing dell’evento. Può costruire un evento ad hoc quindi personalizzato sulle proprie esigenze.

Prima di arrivare a questa definizione cos’altro “avevi in testa”?

Allora..avevo tanta confusione diciamo che quando ho aperto partita iva, non avevo proposte di contratti quindi ero senza lavoro. C’erano delle opportunità ma nessun contatto. C’era già il desiderio di aprire partita iva e l’ho fatto con una sicurezza economica: lavoravo come freelance in due posti di lavoro ma ero in qualche modo vincolata a loro.

Al di là che non avessi definito la mia identità e non riuscivo a trovare un ruolo che mi rappresentasse, questa cosa continuava a girarmi per la testa. A fine estate ho detto: “basta, devo capire chi sono e cosa voglio fare.” Mi  sentivo irrealizzata. Mi sentivo demotivata, mi sentivo di avere fatto la partita iva ma a quale scopo?Avevo fatto il passo avanti ma non riuscivo a capire a quale scopo. Quindi ho un iniziato un po’ a farmi un’ analisi per riuscire a individuare una mia identità. Non è stato proprio semplicissimo immediato. È stato fatto un lavoro fatto attraverso di te, per fortuna.

Ok, tu sei un po’ di parte. Ascolta, prima di parlare di come hai fatto, raccontaci perché hai aperto la partita iva?

Loro avevano necessità di una figura ma non avevano possibilità di assunzione. Quindi non riuscivano a darmi la garanzia del posto di lavoro. Pur di non perdere questo posto di lavoro e avendo dentro di me un sogno, ho deciso di aprire partita iva. Ho detto: “apro partita iva così riesco a lavorare per loro quando serve e magari nel tempo libero inizio a pensare a cos’altro fare.

Il codice dell’attività è sostegno all’impresa: questa parola mi ha perseguitato e mi perseguita tuttora. È una cosa a cui ci tengo anche perché il mio obiettivo è quello di aiutare gli altri, essere di supporto e poi mettendoci del mio, la mia creatività e l’evento. Ho aperto p.i. proprio perché in quel momento non avevo opportunità: o aspettavo e restavo ferma ad aspettare che un lavoro mi cadesse dal cielo oppure, mi sono detta, mi metto in gioco. Avevo la certezza di quel poco lavoro ma poi mi sono resa conto che quella certezza non serve a niente. Ti aiuta a temporeggiare ma se tu non hai un obiettivo chiaro in testa, non vai da nessun parte. Sono andata avanti un po’ di mesi ma così, perché era un lavoro subordinato a quell’azienda non mi portavo niente di personale, di costruttivo mio.

Hai parlato del codice della partita iva “sostegno alle imprese”?

È un codice che ti viene assegnato quando apri partita iva. La commercialista mi ha consigliato questo codice che non ti vincola, puoi cambiarlo.

Sì, è un codice che fa riferimento alle attività da svolgere. Se qualcuno è indeciso, non sa come definire se stesso e il proprio lavoro può farsi aiutare leggendo questi codici ateco online. Tu ti sei avvicinata al sostegno alle imprese. Ti occupavi di questo durante quei lavori?

No, pressappoco. Sostenevo, li aiutavo nello svolgere mansioni, ma non era ciò che volevo fare. Anche io stessa non lo sapevo e non ero in grado di trasmetterlo a loro.

Come hai avuto idee chiare su di te e come hai messo ordine a questa confusione?

Sentivo dentro questa cosa che non mi dava pace. Mi sentivo incompleta e non totalmente realizzata, ecco. Ho deciso di fare il passo rischio o no, non lo so, di lasciare e dire “voglio capacitarmi e fare di più quello che voglio fare”. Non è stato facile anche perché la sicurezza economica ora non ce l’ho più. Però è un passo che ho fatto grazie anche ad Alessandro e sono riuscita a definire la mia identità. Prima di arrivare a te ho cercato in internet. Mi sentivo un po’ priva di idee per uscire da quel circolo in cui ero entrata e cercava qualcosa per tornare a essere colorata. Ho cercato la parola “creatività” per stimolare la creatività, ho cercato dei corsi trovando i “Giardini creativi” che ha attirato la mia attenzione.

Ho capito che hai aperto concretamente il pc, hai digitato in google qualcosa, un tuo bisogno, cercavi idee. Questo è già un grandissimo passo, perché spesso siamo fermi nella nostra confusione. Dimentichiamo, cerchiamo di non pensarci, svolgiamo il lavoro e il tempo passa.

Era diventata una routine da dipendente. Il non poter realizzare ciò che volevo, mi andava stretto. Ho deciso di uscire da me stessa e osservarmi dall’esterno. Ho tentato ma è stato difficile. Non bisogna spaventarsi su questo, bisogna mettersi in gioco e rendersi conto che è difficoltoso e che bisogna alzarsi le maniche e sudarci su.

Però quando si riesce ad “uscire fuori da sé” e guardarsi, si vede della luce e inizia a dire: “quindi potrei fare così…se mi viene un’idea potrei”. Google stesso mi aveva già aperto dei cassetti dentro, insomma, si è mosso il criceto dentro. Non vedevo più grigio ma un po’ colorato.

Bella metafora “aprire i cassetti”. Come hai fatto ad aprirli? Hai utilizzato altri modi per iniziare ad aprire e capire cosa c’era dentro di te da tirar fuori pian piano?”

Da sola non ci sarei mai arrivata. È una cosa che ho fatto sempre tramite te. La cosa importante è stato pormi le domande giuste. Mi lamentavo ma non andavo alla radice e mi mancava capire il perché profondo. Mi sono resa conto di quanto sia importante farsi la domanda giusta, di quelle penetranti che ti aprono il mondo. Magari sono domande stupidissime ma non arrivi a pensarle. Quando te le poni e hai le risposte dici “mamma mia, perché non ci ho pensato prima”?

Ci fai un esempio di 3-4 domande?

“Cosa gli altri pensano io sia in grado di fare?”. Non me l’hanno mai chiesto. Io non mi sono mai posto la domanda “cosa gli altri vedono di me?”. Ero più concentrata a fare vedere agli altri cosa io ero in grado di fare. In effetti non è stato semplice ma uscire da se e farsi un’autocritica o un’ auto lode (è più facile criticarsi che lodarsi) emergono aspetti che mi sono detta “perché non li sfrutto? Se gli altri vedono questi aspetti perché non sfruttarla?”.

Questo in cosa ti ha aiutato?

T: a definire i valori che costruiscono la mia identità. È stato un percorso ma sono riuscita a valorizzare ciò che gli altri pensano di me. Ho concretizzato questo in alcuni valori come “professionalità, fiducia, energia, positività”. Tutto ciò che io riconosco in me e che gli altri vedono in me. Sono riuscita a dare un “nome e cognome”, insomma.

È spesso difficile rispondere alla domanda “cosa fai nella vita”? Vediamo altre persone, amici già affermate, con una carriera e un ruolo definito. Per altri è difficile rispondere alla domanda. A te cosa è successo?

Fino a quel momento, quando mi facevano questa domanda, io rispondevo: “boooh”. Poi sono riuscita a mettere a fuoco una serie di cose che sono in grado di fare e mi piace. Usando google ho trovato il nome “organizzatrice eventi, event planner”. Ho cercato di capire se fosse il lavoro che volevo fare. Ho stretto il cerchio e nel momento in cui ho capito “cosa fare”, rispondere alla domanda è stato più semplice: “faccio l’organizzatrice di eventi, che vanno a promuovere l’azienda”, spiegando poi la mia missione. Proprio perché avevo definito la mia identità: senza questo passaggio per me era difficile rispondere.

Quando hai iniziato a parlare di te, cosa è successo?

T: sembra strano ma è come se si apre una porta e poi altre 10, Come una catena. Un flusso di energie positive che si innesca. Mi si sono presentate opportunità di lavoro, piccole, grandi, future e occasione di rete. Cose positive. Mi hanno dato quel LA per partire e per dire “ok”, e darmi fiducia.

Era una cosa straordinaria vedere come nel momento in cui decidi di fare il passo e di andare avanti. Esci dal tuo mix di paure, buchi e di cose. Ti rendi conto che eri fermo la, inutilmente perché davanti hai mille opportunità. E opportunità chiama altre opportunità come una catena. Se non ti metti in gioco non le vedrai mai.

A: stupendo, grazie Tamara. Riassumendo. Per definire la propria identità, missione, sapersi descrivere e presentarsi come professionista:

  • chiedersi quali sono i propri bisogni? Di cosa ho bisogno?
  • cercare in giro, online e offline concretamente, cercando di “aprire possibilità dei cassetti”
  • porsi la domanda “cosa so fare?”
  • e “cosa gli altri riconoscono in me”?

T: poi il lavoro è tutto dentro di noi. Dobbiamo essere consapevoli di voler fare quel passo. Se uno vuole continuare a piangersi su, rimanere lì e non si mette in gioco, non andrà mai fuori e rimarrà sempre il dubbio, il pensiero. Bisogna proprio lanciarsi, buttarsi, avere il coraggio di dire “provo, poi si può sbattere la testa, ci si può fare male”. Ma poi ci si rialza e almeno si dice “ci ho sbattuto e ci ho provato”. Finché non provo non lo saprai. Bisogna un po’, mi viene l’espressione “tirar fuori le palle”.

E con questa citazione, lasciamo le persone con un’azione da fare, a partire da domani 🙂

Posso lasciare una citazione, scritta su un post-it qui dietro di me?

“Trova la tua passione, trasformala in un servizio utile agli altri e non lavorerai più nella tua vita“.

Spero sia di buon auspicio. Mi sono resa conto che quando fai le cose che ti piacciono non sembra di lavorare. Stai bene e le fai volentieri.

Grazie e a presto. Alessandro.

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