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SO COSA FARE ma non ho soldi e ho perso la manualità

27 Feb 2020 - Storie di Successo

SO COSA FARE ma non ho soldi e ho perso la manualità

Ciò che mi ha colpito di Chiara è l’avere recuperato, dopo diverse esperienze, la passione che aveva da bambina per trasformarla in lavoro. Nonostante il timore di non riuscire a recuperare le abilità manuali richieste e trovare fondi per auto-finanziarsi, è riuscita ad aprire la sua attività. Oggi ama così tanto il suo lavoro da non accorgersi del tempo che scorre. La sera vorrebbe continuare a lavorare. Leggiamo la sua breve storia in 2 minuti.

Testo tratto e riadattato dall’intervista a Chiara Scarascia.
Orafa. Su facebook: Machia creazioni

Indice domande:

  • Chiara, come facevi ad essere già così sicura della tua strada?
  • Come hai superato la difficoltà di riacquisire le abilità perse?
  • Come hai fatto con la ricerca clienti?
  • Come ti senti rispetto a quando lavoravi da dipendente?

Chiara, come facevi ad essere già così sicura?

A 10 anni mio zio mi portò una cassa di gioielli di bigiotteria e io li riparavo. Era molto rilassante. Lì è cominciata la mia passione e ho lavorato in bottega al pomeriggio fino a quando, dopo la scuola superiore, i miei genitori hanno insistito per farmi studiare. Non credevano nella professione dell’orafo. Ho pensato di approfittare di questa opportunità e ho studiato filosofia. Alla fine non sapevo come fare per aprire questo benedetto laboratorio e sono andata a Milano a cercare lavoro. Ho avuto una terribile esperienza in un’agenzia di moda e spettacolo per 4 anni. Poi ho sentito che era il momento per provare almeno a fare qualcosa per raggiungere l’obiettivo che avevo fin da bambina e quindi sono tornata a casa in provincia di Lecce. Ho provato ad aprire il laboratorio, mi servivano un sacco di attrezzature oltre alla mobilia e non sapevo come trovare i soldi. Ho contattato un consulente del lavoro che mi ha suggerito di fare domanda per un prestito da restituire al 50% per giovani artigiani imprenditori. Ho dovuto fare dei colloqui scritti ed orali, la selezione è stata dura ma ce l’ho fatta.

Così sei riuscita ad avviare il tuo piccolo laboratorio ma c’era un altro problema: la manualità che con il tempo avevi perso, come hai gestito questa difficoltà?

Questa era proprio la mia paura più grande, perché creare gioielli vuol dire anche lavorare con qualcosa di molto prezioso a livello di costi, se sbagli un oggetto d’oro, butti via dell’oro. Mi sono seduta al banchetto mattina, pomeriggio e sera e ho lavorato tanto. Inizialmente è stato anche complicato perché avevo un bambino piccolo, ma piano piano ho recuperato la manualità. I lavori peggiori li rifondevo e li facevo due o tre volte e quelli buoni li mettevo in vetrina. Inizialmente pensavo di aver fatto il passo più lungo della gamba ma l’unico modo per recuperare la manualità era fare gioielli.

Poi come hai fatto con i clienti?

Con il passaparola, aggiustavo le collane delle vecchiette del mio paese, poi ho lavorato molto a livello social, ora c’è una ragazza che mi gestisce i profili.

Come ti senti rispetto a quando lavoravi come dipendente?

Come dico a mio marito “se non ci fosse mio figlio non tornerei a casa” nel senso che mi piace così tanto lavorare che a volte non mi rendo conto che sono arrivate nove di sera e che quindi devo chiudere e andare a casa.

Tutti dobbiamo trovare un posto nel mondo, se lo trovi e ti piace quello che fai hai fatto bingo!

Poi c’è la famiglia e ogni volta mi dispero perché lascio il bambino a casa. Se non facessi questo lavoro credo non potrei fare altro e quindi sono molto determinata.

Grazie Chiara ci hai dato tantissimi spunti, ti auguriamo il meglio. Alessandro. Leggi le altre interviste.

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